Partire da un luogo rumoroso, dopo essere passato per ben due feste e finire nel nulla, ha un sapore irreale.
Una notte tra amici.
Tutto scorre nell'abitudine consuetudinaria del divertimento, con il freno sempre sotto il piede.
Non è più il tempo infatti, per me, di viaggiare senza inibizioni.
Poi la proposta di E., Regina del Banale, viaggiare per farci avvolgere dalle stelle.
Partiamo per un luogo appartato, che la campagna veneta sa offrire.
Un contorno industriale, macchinari silenziosi e silos illuminati di luce intensa.
Sono rimasto ammaliato dal tetto che mi veniva offerto, un gratuito spettacolo, che spesso, ahimè, non ho l'umiltà di apprezzare.
L'orizzonte era una nebulosa di color arancio.
Un'occhiata veloce, gelida, abbastanza da ridurre il mio corpo, oggi, ad un brodo primordiale di microbi.
Ne è valsa la pena.
La scorsa settimana, tornando a tarda notte e osservando un orizzonte color cremisi, mi è tornata in mente una notte.
Speciale.
Unica.
Anche quella sera, eri presente, mia eccentrica Regina.
Occasione: il blackout nazionale.
Se quella privazione è stato un pretesto, per molti, di poter sporgere causa contro ignoti;
Se c'è stata rabbia contro il governo, per averci raccontato ancora bugie in un caso surreale;
Io, ricordo quella sera con una vivida lucidità.
Un viaggio in macchina mia nella notte più buia di sempre, un approdo nel piazzale di casa tua.
Noi ricoperti di gioielli persi per sempre.
Non ho occasioni di poter fare molti viaggi.
Trovo che, nella nostra società, tra le diverse forme di inquinamento che ci opprimono, quello che resta in cima alla classifica è quello visivo.
Sarà che è il senso in me più sviluppato, sarà il mio lavoro, sarà che i miei ricordi sono quasi tutti delle immagini...sara...à
Resta il fatto che per me, quell'albero caduto su un traliccio oltre confine, ha ridato gloria alla poesia dell'immagine.
Un cielo stellato, più che mai.
Un tentato furto, di un bacio.
Un bagliore lunare, portato in gloria.
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Ascoltando:
Byrne / Eno, My life in the bush of ghosts, 1981
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Immagini e idee lasciate decantare, scritte di getto durante notti insonni.
Spunti di ascolto e riflessione.
Un calderone mediatico che utilizza il mio punto di vista.
Una medicina: condividere è guarire.
giovedì 1 novembre 2007
giovedì 25 ottobre 2007
COUSIN KEVIN
In questa esistenza, continuamente costellata da immagini, le quali invadono la vista e i miei pensieri, mi trovo rigettato nel passato.
Tornano alla mente gli obsoleti banchi con il foro per calamaio e la scanalatura per non far rotolare le penne.
Nelle mie retine si formano immagini di piccoli soprusi scolastici, di pesanti scherzi ai docenti.
I miei pomeriggi li passavo all'oratorio, in mezzo a gente più grande di me.
I ricordi sono a tratti confusi, forse perché la densità dell'aria che c'era nella sala dei biliardi, non mi permetteva di vedere già allora chiaramente.
Il decreto sul divieto di fumare sembrava distante anni luce.
Erano tempi in cui noi giovani dodicenni dovevamo abbassare lo sguardo con certe persone.
Una sola occhiata ci avrebbe causato non pochi problemi.
Il motorino di mio fratello, che cavalcavo con fierezza, veniva regolarmente manomesso, anche se in maniera lieve.
Un gioco perverso che ti faceva sempre stare in allerta.
A scuola non era molto diverso, di galli ce n'erano a bizzeffe.
Fortunatamente sono sempre riuscito a tenermi alla larga da risse e pugni, ma pareva di camminare su di un ghiaccio sottilissimo.
I nostri docenti subirono, non necessariamente in quest'ordine: segregazione in aula con un'intera classe di studenti, allagamento di un piano della scuola e danni al vestiario.
I miei compagni di classe non erano proprio miti.
Le immagini che oggi mi ha proposto il telegiornale mi sembrano una versione edulcorata della mia gioventù, quello che chiamano bullismo è semplicemente la vita.
Quando avremo eliminato i bulli di quartiere, spocchiosi ma in fondo più timorosi dei loro oppressi.
Quando avremo cancellato gli insegnanti troppo duri in classe, uomini solidi che a casa non hanno nessuna autorità.
Quando avremo rimosso le angherie dei "nonni" di caserma, maligni in gruppo, ma deboli singolarmente.
Quando avremo depennato nel mondo del lavoro tutti i nostri ingiusti superiori, per noi troppo imbecilli per ricoprire cariche così importanti.
Allora non saremo più niente.
Mi ritengo fortunato ad avere abbassato lo sguardo più di una volta
Essere stato zitto anche quando avevo ragione
Smorzare dentro di me le urla di chi mi inveiva ingiustamente contro.
Questo perché, sono certo che sono le sottili ingiustizie subite durante il nostro tragitto, a prepararci alle enormi ingiustizie che dovremo subire da adulti.
Anche se non condivido spesso ciò che scrive o dice Sgarbi, soprattutto nel campo dell'architettura, penso che l'immagine che ha reso con la frase: "i giovani sono una marea di stronzi, navigano senza sapere dove andare", sia eloquente.
Forse i Cugini Kevin non fanno bene a tutti, ma di certo non possiamo pensare che la bambagia nella quale ci ritroviamo, sia vita.
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Ascoltando:
The Who, Tommy, 1969
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Tornano alla mente gli obsoleti banchi con il foro per calamaio e la scanalatura per non far rotolare le penne.
Nelle mie retine si formano immagini di piccoli soprusi scolastici, di pesanti scherzi ai docenti.
I miei pomeriggi li passavo all'oratorio, in mezzo a gente più grande di me.
I ricordi sono a tratti confusi, forse perché la densità dell'aria che c'era nella sala dei biliardi, non mi permetteva di vedere già allora chiaramente.
Il decreto sul divieto di fumare sembrava distante anni luce.
Erano tempi in cui noi giovani dodicenni dovevamo abbassare lo sguardo con certe persone.
Una sola occhiata ci avrebbe causato non pochi problemi.
Il motorino di mio fratello, che cavalcavo con fierezza, veniva regolarmente manomesso, anche se in maniera lieve.
Un gioco perverso che ti faceva sempre stare in allerta.
A scuola non era molto diverso, di galli ce n'erano a bizzeffe.
Fortunatamente sono sempre riuscito a tenermi alla larga da risse e pugni, ma pareva di camminare su di un ghiaccio sottilissimo.
I nostri docenti subirono, non necessariamente in quest'ordine: segregazione in aula con un'intera classe di studenti, allagamento di un piano della scuola e danni al vestiario.
I miei compagni di classe non erano proprio miti.
Le immagini che oggi mi ha proposto il telegiornale mi sembrano una versione edulcorata della mia gioventù, quello che chiamano bullismo è semplicemente la vita.
Quando avremo eliminato i bulli di quartiere, spocchiosi ma in fondo più timorosi dei loro oppressi.
Quando avremo cancellato gli insegnanti troppo duri in classe, uomini solidi che a casa non hanno nessuna autorità.
Quando avremo rimosso le angherie dei "nonni" di caserma, maligni in gruppo, ma deboli singolarmente.
Quando avremo depennato nel mondo del lavoro tutti i nostri ingiusti superiori, per noi troppo imbecilli per ricoprire cariche così importanti.
Allora non saremo più niente.
Mi ritengo fortunato ad avere abbassato lo sguardo più di una volta
Essere stato zitto anche quando avevo ragione
Smorzare dentro di me le urla di chi mi inveiva ingiustamente contro.
Questo perché, sono certo che sono le sottili ingiustizie subite durante il nostro tragitto, a prepararci alle enormi ingiustizie che dovremo subire da adulti.
Anche se non condivido spesso ciò che scrive o dice Sgarbi, soprattutto nel campo dell'architettura, penso che l'immagine che ha reso con la frase: "i giovani sono una marea di stronzi, navigano senza sapere dove andare", sia eloquente.
Forse i Cugini Kevin non fanno bene a tutti, ma di certo non possiamo pensare che la bambagia nella quale ci ritroviamo, sia vita.
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Ascoltando:
The Who, Tommy, 1969
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domenica 21 ottobre 2007
C’E’ TEMPO
Trovo incredibilmente inusitato, per una persona come me, appassionato melomane e musicista per passione, essere costantemente fuori tempo.
La mia riflessione, su come questa variabile, la quale influenza i nostri rapporti e le nostre occasioni, l'ho intrapresa anni or sono.
Il dubbio mi si era posto in maniera incalzante.
Cercare, per quale motivo, tra me e la mia ragazza funzionava in maniera così errata.
La scelta innanzitutto, da buon istintivo, e' ricaduta sul lasciar perdere tutto.
Non so se per legittimare a me stesso le scelte, o sedare il mio desiderio di tornare indietro. ma tempo dopo mi si e' aperto un varco.
La soluzione che mi sono consegnato e' che, anche se tutto pareva funzionare perfettamente, non eravamo sincronizzati.
Nessuna armonia nelle scelte, negli obiettivi, nei sogni.
Il tempo mi ha dato ragione.
Mio padre mi diceva spesso che il mondo e' una giostra che gira, sta a te decidere se girare con lui.
Io penso che il mondo, o almeno il mio mondo, frulla ad una velocita' insostenibile.
Tutto e' così frenetico che, sovente, tendo ad accelerare tutto.
Divento un Marinetti degli eventi.
Ieri era il tuo compleanno, D.
Quello che e' successo potrebbe diventare il pretesto di un saggio sul tempo.
Come un pilota di automobilismo, come un Nuvolari contemporaneo, sfreccio sull'accidentato tragitto che nessuno mi ha preparato innanzi.
Ogni errore potrebbe essermi letale.
Nel silenzio generato dall'aria che mi avvolge, capisco che e' la velocita' che ci porta all'errore.
Il fugace incontro di una notte, il turbine di episodi che si susseguono.
Il dilatarsi del tempo, il suo frammentarsi.
Sta e noi spingere l'acceleratore.
Non sono mai riuscito a trovare il pedale del freno.
E' impossibile rallentare le circostanze, quando ormai hai ecceduto col gas.
Ingranando la prima, la strada si fa' lenta, l'aroma dei prati ci riempie il petto, i colori si saturano.
Si riempie il cuore.
Sono sicuro, e' possibile viaggiare senza ansia.
Perche' c'e' tempo.
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Ascoltando:
Ivano Fossati, Lampo Viaggiatore, 2003
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La mia riflessione, su come questa variabile, la quale influenza i nostri rapporti e le nostre occasioni, l'ho intrapresa anni or sono.
Il dubbio mi si era posto in maniera incalzante.
Cercare, per quale motivo, tra me e la mia ragazza funzionava in maniera così errata.
La scelta innanzitutto, da buon istintivo, e' ricaduta sul lasciar perdere tutto.
Non so se per legittimare a me stesso le scelte, o sedare il mio desiderio di tornare indietro. ma tempo dopo mi si e' aperto un varco.
La soluzione che mi sono consegnato e' che, anche se tutto pareva funzionare perfettamente, non eravamo sincronizzati.
Nessuna armonia nelle scelte, negli obiettivi, nei sogni.
Il tempo mi ha dato ragione.
Mio padre mi diceva spesso che il mondo e' una giostra che gira, sta a te decidere se girare con lui.
Io penso che il mondo, o almeno il mio mondo, frulla ad una velocita' insostenibile.
Tutto e' così frenetico che, sovente, tendo ad accelerare tutto.
Divento un Marinetti degli eventi.
Ieri era il tuo compleanno, D.
Quello che e' successo potrebbe diventare il pretesto di un saggio sul tempo.
Come un pilota di automobilismo, come un Nuvolari contemporaneo, sfreccio sull'accidentato tragitto che nessuno mi ha preparato innanzi.
Ogni errore potrebbe essermi letale.
Nel silenzio generato dall'aria che mi avvolge, capisco che e' la velocita' che ci porta all'errore.
Il fugace incontro di una notte, il turbine di episodi che si susseguono.
Il dilatarsi del tempo, il suo frammentarsi.
Sta e noi spingere l'acceleratore.
Non sono mai riuscito a trovare il pedale del freno.
E' impossibile rallentare le circostanze, quando ormai hai ecceduto col gas.
Ingranando la prima, la strada si fa' lenta, l'aroma dei prati ci riempie il petto, i colori si saturano.
Si riempie il cuore.
Sono sicuro, e' possibile viaggiare senza ansia.
Perche' c'e' tempo.
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Ascoltando:
Ivano Fossati, Lampo Viaggiatore, 2003
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mercoledì 3 ottobre 2007
SOMEONE, SOMEWHERE IN SUMMERTIME
Di quelle lunghe estati passate a Lignano Sabbiadoro mi ricordo poche cose.
Il viaggio percorso stipato tra scatole e scatolette.
Casse di birra e succhi di frutta.
Lenzuola e coperte.
Come se all'arrivo nella tanto anelata meta, non ci fossero stati negozi.
Mi ricordo anche il thermos con il the caldo bevuto dopo le mie lunghe abluzioni nel mare
A volte compariva anche un krapfen, quello con la marmellata di albicocche.
Poi c'erano le lunghe letture in spiaggia, le quali continuavano a lume di candela nella veranda della casa, solo con i miei, mentre mio fratello si apprestava alla "movida".
Io ero troppo timido per fare amicizie, quindi mi rinchiudevo nelle pagine dei classici, o meno.
A distanza di molto tempo, quest'anno mi sono ritrovato con lo stesso spirito.
Pieno di suggestioni e profumi, sentivo la resina dei pini marittimi e l'aroma dell'acqua.
Il tempo non cambia le cose, le sedimenta.
Il tempo che noi dedichiamo a pensare, al silenzio, rende le emozioni più energiche.
Ricordare ciò che eravamo.
Passato questo magico momento tutto torna a scorrere, a una velocità insostenibile.
Spero che torni la calda stagione dentro di me.
Che tornino le emozioni.
Qualcuno, da qualche parte, nella mia estate...
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Ascoltando:
Simple Minds, New Gold Dream (81-82-83-84), 1982
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Il viaggio percorso stipato tra scatole e scatolette.
Casse di birra e succhi di frutta.
Lenzuola e coperte.
Come se all'arrivo nella tanto anelata meta, non ci fossero stati negozi.
Mi ricordo anche il thermos con il the caldo bevuto dopo le mie lunghe abluzioni nel mare
A volte compariva anche un krapfen, quello con la marmellata di albicocche.
Poi c'erano le lunghe letture in spiaggia, le quali continuavano a lume di candela nella veranda della casa, solo con i miei, mentre mio fratello si apprestava alla "movida".
Io ero troppo timido per fare amicizie, quindi mi rinchiudevo nelle pagine dei classici, o meno.
A distanza di molto tempo, quest'anno mi sono ritrovato con lo stesso spirito.
Pieno di suggestioni e profumi, sentivo la resina dei pini marittimi e l'aroma dell'acqua.
Il tempo non cambia le cose, le sedimenta.
Il tempo che noi dedichiamo a pensare, al silenzio, rende le emozioni più energiche.
Ricordare ciò che eravamo.
Passato questo magico momento tutto torna a scorrere, a una velocità insostenibile.
Spero che torni la calda stagione dentro di me.
Che tornino le emozioni.
Qualcuno, da qualche parte, nella mia estate...
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Ascoltando:
Simple Minds, New Gold Dream (81-82-83-84), 1982
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giovedì 27 settembre 2007
THE LOVECATS
Ieri, perso in un telegiornale carico delle solite notizie, tra cui il delitto della ragazza con le mestruazioni, le solite violenze quotidiane e la dietrologia al "vaffa" day di Grillo, mi sono soffermato sulla storia di Fufi.
Fufi è un povero gattino che, dopo un tentativo di trasloco dei suoi padroncini, ha avuto attacchi d'ansia e tachicardia, dovuti al viaggio in traghetto.
Questi seguaci di San Francesco contemporanei, hanno così avuto la splendida idea di chiamare un anestesista e un veterinario per accompagnare il loro gattino, nel suo volo in elicottero.
Costo totale dell'operazione: diecimila euro.
Diecimila euro.
DIECIMILA EURO.
No, non ci sto.
Notizie di pensionati che rubano la pasta perché non riescono ad arrivare a fine mese, hanno fame.
Anziani costretti a rovistare tra i bidoni della spazzatura per mettere qualcosa in bocca.
Senti Fufi, che viaggi in prima classe e dormi su un letto tutto tuo, non ce l'ho con te.
Non ce l'ho neanche con chi è benestante, o per le ingiustizie di questo sistema.
Neanche se penso a chi non ha da mangiare.
Non reggo questo peso.
Sono furioso per questa società ignorante che sperpera...sperpera...sperpera...
E' inutile arrabbiarsi con la nostra classe politica, quando questi sono i nostri esempi.
E' stupido "ingrillirsi" passivamente.
Inutile pensare, dire: "che ci vuoi fare..."
Se l'erudito mecenate di un tempo è scomparso, probabilmente è perché viene nutrito a sbobba tutto il giorno.
Sbobba televisiva.
Sbobba giornalistica.
Sbobba radiofonica.
Una carcere dell'informazione.
E' singolare come sia difficoltoso al giorno d'oggi, informarsi e capire i valori delle cose.
Dovrebbe essere un qualcosa di "dovuto".
Continuiamo così, ad amare i gatti.
se non ci credete
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Ascoltando:
The Cure, Staring at the sea, 1986
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Fufi è un povero gattino che, dopo un tentativo di trasloco dei suoi padroncini, ha avuto attacchi d'
Questi seguaci di San Francesco contemporanei, hanno così avuto la splendida idea di chiamare un anestesista e un veterinario per accompagnare il loro gattino, nel suo volo in elicottero.
Costo totale dell'operazione: diecimila euro.
Diecimila euro.
DIECIMILA EURO.
No, non ci sto.
Notizie di pensionati che rubano la pasta perché non riescono ad arrivare a fine mese, hanno fame.
Anziani costretti a rovistare tra i bidoni della spazzatura per mettere qualcosa in bocca.
Senti Fufi, che viaggi in prima classe e dormi su un letto tutto tuo, non ce l'ho con te.
Non ce l'ho neanche con chi è benestante, o per le ingiustizie di questo sistema.
Neanche se penso a chi non ha da mangiare.
Non reggo questo peso.
Sono furioso per questa società ignorante che sperpera...sperpera...sperpera...
E' inutile arrabbiarsi con la nostra classe politica, quando questi sono i nostri esempi.
E' stupido "ingrillirsi" passivamente.
Inutile pensare, dire: "che ci vuoi fare..."
Se l'erudito mecenate di un tempo è scomparso, probabilmente è perché viene nutrito a sbobba tutto il giorno.
Sbobba televisiva.
Sbobba giornalistica.
Sbobba radiofonica.
Una carcere dell'informazione.
E' singolare come sia difficoltoso al giorno d'oggi, informarsi e capire i valori delle cose.
Dovrebbe essere un qualcosa di "dovuto".
Continuiamo così, ad amare i gatti.
se non ci credete
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Ascoltando:
The Cure, Staring at the sea, 1986
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lunedì 10 settembre 2007
WAITING IN VAIN
Quando aspetti molto, inconsciamente i castelli di carte crescono a dismisura.
Le attese si moltiplicano esponenzialmente.
Senza che tu te ne accorga o le nutra.
Certe volte mi sento straniato.
Come quando come quando assaggi qualcosa e pensavi fosse altro.
Da piccolo avevo sete, trovai un bicchiere d'acqua sul tavolo in cucina, un bicchiere d'acqua.
Era acquavite.
Grappa.
La sensazione è spiazzante.
Non ti domandi neanche se quella nuova sostanza è piacevole, dolce, salata, aspra o piccante.
Non riesci a giudicarla.
Semplicemente non era quello che ti aspettavi.
Quel sapore non lo vorrai mai comprendere, ormai la frittata è fatta.
Il bicchiere rimarrà lì, con tutti i suoi misteri e particolarità.
Avrà perso tutto il tuo interesse.
Le persone non esistono.
Quando le tue labbra scivoleranno sul bordo per posarlo, avrai un ritratto di quella sensazione.
Di quella spiacevole sensazione.
Quella sarà la tua fotografia.
Potrai distorcerla, modificarla, stirarla, saturarla, ma quella sarà la tua immagine.
Difficilmente ti distoglierai da essa.
Ma non sarà mai l'immagine.
Le persone semplici hanno un volto, le persone complesse ne hanno mille.
Per conoscerle ci vorrebbe tempo, dedizione, curiosità, amore.
Non riuscirai a vedere più nulla e ti renderai conto.
Di avere atteso invano.
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Ascoltando:
Bob Marley, Legend, 1984
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Le attese si moltiplicano esponenzialmente.
Senza che tu te ne accorga o le nutra.
Certe volte mi sento straniato.
Come quando come quando assaggi qualcosa e pensavi fosse altro.
Da piccolo avevo sete, trovai un bicchiere d'acqua sul tavolo in cucina, un bicchiere d'acqua.
Era acquavite.
Grappa.
La sensazione è spiazzante.
Non ti domandi neanche se quella nuova sostanza è piacevole, dolce, salata, aspra o piccante.
Non riesci a giudicarla.
Semplicemente non era quello che ti aspettavi.
Quel sapore non lo vorrai mai comprendere, ormai la frittata è fatta.
Il bicchiere rimarrà lì, con tutti i suoi misteri e particolarità.
Avrà perso tutto il tuo interesse.
Le persone non esistono.
Quando le tue labbra scivoleranno sul bordo per posarlo, avrai un ritratto di quella sensazione.
Di quella spiacevole sensazione.
Quella sarà la tua fotografia.
Potrai distorcerla, modificarla, stirarla, saturarla, ma quella sarà la tua immagine.
Difficilmente ti distoglierai da essa.
Ma non sarà mai l'immagine.
Le persone semplici hanno un volto, le persone complesse ne hanno mille.
Per conoscerle ci vorrebbe tempo, dedizione, curiosità, amore.
Non riuscirai a vedere più nulla e ti renderai conto.
Di avere atteso invano.
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Ascoltando:
Bob Marley, Legend, 1984
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