martedì 17 aprile 2012

RITORNO AL NULLA

La letteratura fantascientifica è costellata di racconti che narrano di uomini dotati di poteri soprannaturali, spesso questi privilegi sono causati da traumi, incidenti.
In pratica queste doti ci vengono presentate come una specie di riscatto per un torto subito.
“Funes, o della memoria” è un racconto contenuto all’interno di “Finzioni” di Jorge Luis Borges, un libro costellato di personaggi e luoghi surreali.
In particolare, il protagonista di questo racconto è condannato a ricordare, questo in seguito a un incidente che lo ha paralizzato a letto.
Ogni forma che vede, Funes riesce a percepirla con la stessa semplicità con cui noi guardiamo un triangolo, un quadrato.
Un dettaglio per lui è vivido, ogni suo singolo sguardo raccoglie un numero di informazioni che una persona normale non sarebbe in grado di sopportare.
Funes è una persona incapace di pensare, il suo cogliere continuamente dettagli e conservarli in maniera così perfetta, satura la sua mente e non gli lascia spazio per vagare.
Il racconto descrive insomma una persona che non è in grado di astrarre, nemmeno a occhi chiusi, per lui è quindi impossibile dormire.
Negli Stati Uniti, l’istruzione basata sulla nozione, sulla memoria, si è interrotta agli inizi del novecento, in Italia invece si è dovuto attendere qualche anno.
L’evoluzione dei mezzi di comunicazione, ha dato ragione a chi pensava che il concetto, il “perché”, il collegamento dovesse prevalere sull’elemento isolato, data e luogo.
Oggi il motore di ricerca web più diffuso al mondo, assieme al suo fido browser, ci insegnano a dimenticare.
Abbiamo delegato la nostra memoria collettiva a una azienda privata, della quale siamo inconsciamente dipendenti e clienti al tempo stesso.
Mentre digitiamo le lettere, il browser ci suggerisce possibili parole corrispondenti alla meta della nostra ricerca.
Quando premeremo invio alla fine della stringa, si saranno accesi quasi mille computer, per darci milioni di risultati in una frazione di secondo.
Che senso ha la memoria se, mentre sto digitando qualcosa, un sistema mi dice cosa sto cercando, suggerisce altre alternative alla mia navigazione e mi conduce dove più gli aggrada?
Preferiamo navigare nell’oblio, attraverso escamotage che filtrano la realtà e la memoria, altrimenti ci sarebbe impossibile sopportare le delusioni, tifare la squadra del cuore, credere in un movimento politico, avere degli amici, amare.
Abbiamo un incredibile bisogno di dimenticare, per poterci emozionare.
Google è una forma contemporanea di oblio, una religione, il nuovo oppio dei popoli.
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Ascoltando:
Le Orme, Felona e Sorona, 1973
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