domenica 24 luglio 2011

FEARLESS (YOU'LL NEVER WALK ALONE)

MI-LAN!!! MI-LAN!!! JU-VE!!! JU-VE!!! IN-TER!!! IN-TER!!!
Come si sia diffusa la tendenza di tifare squadre delle grandi città, nessuno se lo sa spiegare.
E’ un altro esempio di come l’amnesia del passato, patologia in Italia diffusissima e spesso cronica, sia il primo passo per dimenticare “il perché” delle cose.
Non ho mai amato lo sport, la competizione agonistica, il tifo, ma credo che sia una passione atavica, ancestrale, radicata soprattutto nel Belpaese.
Qualcuno potrà giustificare questa tendenza con il fatto che siamo mediterranei, un popolo focoso, votato alla discussione accesa e spesso alla rissa.
Sarà il caldo.
Mi sono soffermato più volte su di questo parallelo, senza procedere un granché, come spesso arrivano le illuminazioni, lo spunto è giunto inaspettato.
Giorni fa, sono stato ospite di uno stravagante e carismatico personaggio che, dopo una deliziosa cena cucinata con le sue mani, si è lasciato sfuggire alcune dichiarazioni e riflessioni sulla politica, argomento spesso bandito in occasioni di questo genere.
Ci ha raccontato dei dibattiti che ha osservato tra le persone, rabbiose come se si trattasse di fazioni calcistiche, delle discussioni che si accendono al supermercato, in posta, ce lo diceva con il cuore in mano.
Maurizio (questo è il suo nome) sostiene che non dovrebbe essere permesso di tifare una squadra di un’altra città, al massimo lui darebbe la concessione di sostenere la squadra della propria provincia.
Ma quella di un’altra città no.
Pure in politica dovrebbe essere così, ma naturalmente accade il contrario.
Ho osservato mestamente l’enormità della mia ignoranza riguardo la gestione del mio comune, soprattutto rimuginando sulla mia indignazione nei confronti degli scandali nazionali che riguardano politica e sport.
Così vicini, così lontani.
Uno sproposito di decisioni vengono prese a livello locale, sono decisioni che agiscono sull’immediato nella nostra vita, malgrado questo noi spostiamo il nostro interesse sul contratto telefonico agevolato per i parlamentari.
La “casta” sta diventando un business, uno specchietto per le allodole per occupare il nostro tempo in grovigli inestricabili.
Cominciano a guadagnare di più quelli che parlano di politica rispetto a chi la fa, accade già nell’architettura.
Da tempo gli appassionati di sport si ergono ad allenatore, propongono rose, cambi, formazioni e acquisti, oggi qualcuno lo fa osservando Montecitorio.
Mi è sorto persino il dubbio che tutto questo infervorarsi per la politica, questo attivismo da laptop sia un sistema per allontanarci, per farci dimenticare quanto è semplice cambiare la nostra società.
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Ascoltando:
Pink Floyd, Meddle, 1971