giovedì 8 ottobre 2009

LOVE AND HATE


Dopo la notizia della bocciatura del lodo Alfano e le rispettive reazioni dei media, continuo a stupirmi della visione calcistica della politica in Italia.

Mi connetto a Facebook dove gli strilloni delle testate on-line vengono osannati o maledetti a seconda del colore della propria bandiera o degli ideali.
Come se votare PD o PDL ti facesse partecipe della vita politica.

Ci emozioniamo anche di fronte agli exit pool, alle decisioni in parlamento per un gusto tutto egocentrico.
La capacità di disegnare una croce, non ti da il potere ma l’illusione di partecipare ad un ideale.

Io ho sogni, non loro.
Io.

Nella politica e nella storia di questo paese non contiamo nulla, perché non siamo partecipi di questa democrazia che è sempre più vicina ad una dittatura che puzza di marcio da tutti i pori.

Perlomeno un regime assolutista dichiarato, farebbe bene a questa Italia caciarona, questa “Italia Cafonal” come la definirebbe D’Agostino, questa Italia in cui se compri venti quotidiani leggi venti notizie diverse.

C’è odio nelle strade, si urla fascisti e comunisti, avendo perso completamente il senso di queste parole.
Respiro rabbia e quando qualcuno non la pensa come te, viene additato come un ignorante, senza neanche lasciargli il tempo di parlare.

Non abbiamo più il tempo di ascoltare.

Indiscriminatamente a desta e a sinistra ci si arrabbia inutilmente, ognuno crede di avere la pietra filosofale ben stretta in mano.

Si citano frammenti di storia, decontestualizzandoli, perché la storia non la conosciamo più.

Si parla di libertà di stampa, urlandola in piazza, dimenticandoci che forse proprio oggi c’è una pluralità assoluta, libertà che durante gli anni di dominio di democrazia cristiana non si poteva neanche immaginare.

Poco mi importa se Emilio Fede seleziona solo le informazioni che gli interessano.

La televisione non è un mezzo di informazione e non lo è mai stato.

Rifletto, una persona che ha un ruolo istituzionale, forse dovrebbe essere lasciato in pace, congelando i processi che lo riguardano, per lasciargli il tempo di lavorare per lo stato.
C’è sempre tempo per giudicare qualcuno.
Poi ricordo che alla mia iscrizione all’Ordine ho dovuto dichiarare di non avere nessuna causa e processo pendenti, cosa che giudico assolutamente giusta.
Allora che senso ha che io debba rimanere integerrimo, mentre un parlamentare o il presidente del consiglio possono tranquillamente delinquere senza essere perseguiti?
Certo, qualcuno potrebbe dire che il parlamento è lo specchio del popolo e il popolo delinque, a destra e sinistra, ma io sono un sognatore e penso che un politico dovrebbe essere una persona perbene.

Sarà il mio rapporto così distaccato con lo sport, con il calcio, ma il tifo non fa per me.

Non ho mai avuto lo spirito di competizione, la voglia di urlare, di arrabbiarmi, di odiare e alimentare questo clima di ostilità, di cercare di imporre le proprie idee.

Cerco solo di ascoltare e aprire il cuore.
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Ascoltando:
Ryuichi Sakamoto, Sweet Revenge, 1994

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