domenica 30 marzo 2008

FUOCHI NELLA NOTTE (DI SAN GIOVANNI)

La mia formazione universitaria e il mio lavoro, hanno portato il mio senso dell’equilibrio ad uno stadio innaturale.

Un progetto convoglia delle energie per la realizzazione di un qualcosa di stabile e immobile.
Appunto, immobile.

Nella vita reale le cose non vanno mica così.

Me ne sono ricordato l’estate scorsa.

Il passato insegna che io non imparo dal passato.

Una passione travolgente e (in quanto tale) breve, mi aveva fatto credere che sarebbero state le piccole virate sul mio comportamento, a rendere il rapporto vivibile.
Intuivo che da sola, la relazione, non sarebbe durata.
Forse era l’unica sensazione razionale che mi rimaneva.

Quella calda giornata, sulla panchina dei Giardini della Biennale, con il legno che si stava ancora asciugando dopo il temporale estivo, ho capito che per sperare in una lunga durata, un rapporto si deve avvalere del minor sforzo possibile.

Ogni azione, qualsiasi parola non detta, qualunque omissione e qualsivoglia tentativo di sovrapporre il proprio ideale di su chi ci sta di fronte, è energia dispersa per imbastire, a punti lunghissimi, un equilibrio precario.

Entropia regalata al sistema.

Meglio sarebbe conservare la vitalità per virate, voli e imprevisti, che continuare a disperdere nell’aere calorie per accontentarsi di rimanere, pateticamente, in piedi.

Lascio che le cose vadano come devono andare.
Ma non mi portino altrove.

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Ascoltando:
Consorzio Suonatori Indipendenti, Ko de mondo, 1994
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