martedì 21 maggio 2013

MEMORIE DI UNA TESTA TAGLIATA


Il primo telefono cellulare di mio fratello aveva la rubrica vuota.
La motivazione non stava nel fatto che avesse pochi amici o contatti di lavoro, anzi.
Sosteneva la tesi che ricordare continuamente i numeri di telefono, fosse un ottimo esercizio per la memoria.
Il secondo telefono cellulare di mio fratello ha cominciato a riempirsi di numeri.
Non so voi, ma io ogni tanto mi sorprendo a ricordare quelle cifre composte centinaia di volte, pigiate sui tasti con rapidità o facendo ruotare il disco dell'S62, frrr...ta-ta-ta-ta-ta.
L’educazione scolastica che ha formato le persone negli ultimi vent’anni è stata volta alla comprensione più che all’utilizzo della memoria, il nozionismo tanto caro ai nostri nonni e genitori.
Centinaia di formule, date di morti, guerre e armistizi cadute nel dimenticatoio, tanto c’è Wikipedia.
Non mi occupo di educazione, però ogni tanto parlo con qualche insegnante, demotivato dagli alunni, nei suoi occhi leggo la difficoltà di un mestiere difficilissimo.
Pomeriggi passati a leggersi ricerche copiaincolla, prese dal primo link di Google, spesso senza neanche mettersi a scegliere un altro font.
La nostra memoria si riduce a questo, a strisciate di dita su tablet e smartphone per ricordarsi qualcosa. All’interno delle conversazioni trovo sempre più spesso qualcuno che ha la necessità di rettificare una data, correggere delle cifre, verificare un nome o una città.
Non serve più la memoria, la nostra memoria è sui server.
Persino i nostri dati a breve saranno tutti in rete, non vi saranno più hard disk privati, poco affidabili in quanto soggetti a rotture, virus e a backup fatti raramente.
Sarà tutto accessibile da qualsiasi postazione, svuoteremo le case di libri, cd e computer, metteremo tutta la nostra vita nell’etere, protetta da password.
Una domanda mi pongo, dopo dieci, venti, trent’anni di vita passata a farci ricordare le cose da un browser, magari collegato a quell’unico motore di ricerca che utilizziamo, non saremo più schiavi di quanto lo eravamo prima dell’avvento della rete?
Non saremo dipendenti in tutto e per tutto dalle enciclopedie on line?
Ho più paura di questo tipo di dittature che la storia riscritta dai comunisti o dai fascisti, perché perlomeno avendo la capacità di leggere tra le righe, si poteva immaginare la realtà.
La realtà di domani è fumosa, solida, relativa, assoluta, complottista, limpida, dittatoriale e relativa.
Indefinita.
Ciò che mi preoccupa è che assieme alla realtà, sparirà anche la memoria.
Quella sì che aveva una forma.
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Ascoltando:
C.S.I., Ko de mondo, 1994
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