martedì 13 dicembre 2011

INDISCIPLINE

Uno dei pochi eventi di "Pordenonelegge" che quest'anno sono riuscito a seguire, è stata la presentazione del libro "Bitches Brew. Genesi del capolavoro di Miles Davis" di Enrico Merlin e Veniero Rizzardi.
Oltre alla splendida illustrazione del concepimento di questo capolavoro del jazz (il quale riuscì ad unire critica e vendite, secondo in questo solo a "Kind of Blue", dello stesso Davis) e il concerto che ne è seguito, mi ha particolarmente colpito un aneddoto riguardante questo mostro sacro della musica contemporanea.
Merlin ha raccontato di un concerto del trombettista, in cui un suo musicista si lanciò in un assolo.
Mentre questi stava suonando Miles gli si avvicinò all'orecchio e, con la sua caratteristica voce roca, gli esclamò: "You're fired!".
Il concerto più tardi finì e tutti andarono nei camerini; allora il musicista in questione si avvicinò allibito a Davis e, conoscendo il carattere eclettico del genio, gli domandò se parlava sul serio quando lo aveva licenziato.
Miles candidamente gli confessò che, nel pomeriggio, era passato davanti alla sua camera in albergo e aveva sentito che si stava esercitando.
Il musicista in effetti stava provando alcuni passaggi, intimorito dall’eventualità di sbagliare la sera, durante il concerto.
Le stesse note, con gli stessi accenti, li aveva poi ripetuti durante il concerto.
Davis, dopo avergli spiegato l'antefatto, gli urlò: "Ti pago per esibirti davanti alla gente, non per perfezionare qualche fottuto lick in camera tua" (il lick è un passaggio, una frase imparata a memoria come esercizio).
Lo stesso sistema che utilizzò quel musicista, lo osserviamo utilizzato da venditori, commercianti e talvolta anche da amici, incapaci di distinguere il lavoro dalla vita privata.
Con la nascita dei social network e della comunicazione attiva di massa, personalmente riesco a trovare sempre più raramente sprazzi di improvvisazione nelle comunicazioni.

Sembra che tutti si esercitino al laptop, analizzando quale frase sia più ad effetto.
Quella che riceve più "like".

Il giocattolino che funziona lo si ripropone poi durante una discussione, una chiacchierata, più e più volte, con sempre meno convinzione.
Mi capita di sentire amici che mi sfornano espressioni che hanno scritto durante il giorno, frasi però che hanno perso la loro energia.
La finzione di volta in volta trasuda da ogni sillaba, ogni lettera inizia a puzzare di stantio, questi pattern si svalutano, appiattiti da un loro uso massiccio.

Una sorta di prostituzione del verbo.

Credo che un concetto, un aforisma siano in questo caso assimilabili a un’opera d’arte.
Ugo Foscolo scrisse nell'Epistolario che "L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, ma nel rappresentare con novità."
Col passare del tempo sto diventando sempre più esigente nei contatti e, trovandomi di fronte ad affinate tecniche comunicative, mi trovo costretto talvolta anche io a licenziare.
Voglio chiarire che non sono così presuntuoso da considerarmi un leader e vedere le persone che frequento come turnisti alla mia corte.
Semplicemente ho sempre il sospetto che, se il mio interlocutore sta cercando di vendermi qualcosa, vuole dire che in realtà non ha nulla da offrirmi.
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Ascoltando:
King Crimson, Discipline, 1981

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