domenica 9 ottobre 2011

SATELLITE OF LOVE

Gli interventi nel blog sono sempre più rari, pensavo che forse le cose più personali posso tenerle un po’ per me, coccolarle, prima di condividerle con chi inciampa in questa pagina.
Anche se credo che questo non sia nel mio stile, sono un esibizionista che ama condividere tutto, perché condividere è guarire.
Mi piace ancora correre, inciampare e sbucciarmi le ginocchia, per poi leccarmi le ferite, l’ho scoperto recentemente.
Quando arrivi a un punto morto devi cercare la svolta, a volte arriva senza aspettare molto.
Cerchi uno scopo in quello che fai e non lo trovi, le tue passioni ti soddisfano sempre meno, l’autocritica comincia a mangiarsi quel pizzico di amor proprio che ti rimane.
Resti lì, con lo stecchino in mano, mentre un liquido freddo e appiccicoso cola sulla tua mano e sul braccio.
Quel ghiacciolo sciolto è la tua vita.

Hai perso il ritmo e non riesci a girare con il mondo, non riesci neanche a interpretarlo, a osservarlo.

Noi non siamo preparati alla quantità di vita che abbiamo a disposizione.

Non sappiamo che farcene.
La cattiva educazione inizia sin da piccoli, i genitori non riescono a farti compagnia durante la giornata e decidono così di iscriverti a corsi, società sportive, così da tenerti impegnato.

Impegnato in cosa poi.

Inizi da fanciullo a barattare la tua vita con compromessi, contratti, responsabilità.

Cominci a confondere la tua vita con il tempo, come se avere tempo volesse avere vita, ma non è così.

Potresti avere anche un solo giorno di vita e non sapresti che fartene, cercheresti di occuparlo in qualche modo.

Riempiendolo.

E’ tutta qui la tua libertà?
Hai prestato la tua vita a mogli, mariti, ex compagni, datori di lavoro, banche, ceduto a compromessi ogni giorno, pur di poter prestare energia vitale.

Prestiti senza interessi, sia ben chiaro.

Sono in molti che, a un certo punto della loro vita, si trovano di fronte ad un muro.
Credo che non sia colpa del giungere tardo della consapevolezza.
Si accorgono semplicemente di essere vivi.

Se, tutto ad un tratto, venisse restituita loro tutta la vita, il loro cuore potrebbe scoppiare.
Lacerati dalle emozioni, vagherebbero per lo spazio, come frammenti di satelliti, colmi d’amore.
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Ascoltando:
Lou Reed, Transformer, 1972

1 commento:

  1. Alberto…grazie.
    Devi continuare a scrivere e condividere! Lo devi fare, anche solo per te stesso, perché se un improbabile lettore come me si ferma a riflettere sulle tue parole vuol dire che dentro c’è qualcosa di importante.
    Leggendoti mi hai fatto pensare a quanto io sia superficiale malgrado voglia essere più profondo;
    Perché? Perché probabilmente il nostro tempo ci spinge a compiacere dimenticando chi siamo veramente.
    Compiacere, sempre e comunque, per essere qualcuno, per stare con qualcuno, per esser ben voluti, per sentirsi vivi… essere nessuno per diventare qualcuno.
    Ci vuole fegato ad essere se stessi con la consapevolezza che questo potrebbe portare alla non accettazione o all’isolamento.
    Vorrei tanto avere questo tipo di coraggio a volte.
    Il coraggio di dire in faccia ad una bella persona “Sei una bella persona!”
    Il coraggio di dire ad una persona banale “Sei banale!”
    Il coraggio di affrontare un argomento scomodo o noioso in libertà
    Il coraggio di farsi criticare e riflettere, sorridendo.
    Quindi grazie per avermi fatto riflettere con le tue parole.
    Grazie per il coraggio.
    Alessandro

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