domenica 9 novembre 2008

LOVELETTERS IN THE SAND PARTE 2 (IL TIMIDO UBRIACO)

Probabilmente è vero, nell'ultimo periodo avevo cominciato a confidare un po' troppo nel destino, nel fato.

Il vento non ti sussurra il percorso da intraprendere, può soffiare così forte da trascinarti in una direzione, ma spetta sempre a te decidere.

Sono state le coincidenze di cui parlavo nel post precedente, non ho altre spiegazioni.

Le favole sono come i sogni, possono venirti raccontate, puoi narrarle, ma restano sempre personali.
Avulse da qualsiasi sistema descrittivo.

Non possiamo neanche pensare che tali distorsioni della vita reale possano essere vissute da una collettività.
Tanto meno in coppia.
Un punto di vista è unico.
Gli occhi di due persone non possono trovarsi nello stesso identico punto, nello stesso momento, è un impedimento fisico, non filosofico.

Dimostrazione per assurdo.

Sono abbastanza convinto che le storie d'amore non abbiano una fine, questo perché continuiamo a viverle dentro di noi, egoisticamente.

Si tagliano i legami, scompare quel turbinio di informazioni, parole scritte, dette e comincia un percorso interno.
Più pericoloso. Silenzioso.

Chissà che cosa sarebbe successo se...e se…porte scorrevoli di metropolitane.

La realtà è una sola, unica, singola.

Appena cerchiamo di raccontarla la deformiamo, la distorciamo, come specchi concavi, convessi.

Riflettiamo male, soprattutto quando si parla d'amore.

L'incontro con S. non c'è stato, una serie di eventi ha impedito di incontrarci.
La serie di crucci, turbe e dubbi che aveva accompagnato la data del suo matrimonio si era ripetuta quasi un mese fa.

Andare o non andare?

Sei anni (?) or sono ero indeciso se trasformarmi in un "timido ubriaco".
Questa volta, anche se mi è stato impedito di decidere, avevo già preso altri impegni, non mi era capitato mai, sino ad oggi, di decidere se non a un millimetro dal bivio.

Volpe e uva?

No, la struttura dei castelli in aria, per quanto possa essere solida, poggia su un terreno fatto di nuvole.

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Ascoltando:
Max Gazzé, Max Gazzé, 2000
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