Ogni tanto ripercorro, con i miei pensieri, a quel lungo tragitto in macchina tra Siena e la mia tanto disprezzata provincia Trevigiana.
Non ho mai tanto amato casa mia come durante quella caldissima estate. Sognavo solo le pareti della mia camera.
Soli io e lei.
Un'utilitaria che lentamente percorreva mezzo stivale.
Scorreva dentro solo una fievole musica di sottofondo.
Silenzio.
Un greve silenzio.
Quel giorno ho immaginato che i rapporti si misurassero in base alla quiete.
Come poter sopportare il continuo ciarlare, il frastuono caotico della città, il confronto continuo, la discussione effimera, agognata.
Solo per riempire il vuoto.
Amo il vuoto.
Chi ha paura del silenzio non può definirsi equilibrato.
Così come nel cuore di un foglio bianco ci sono forme, colori, sensazioni e idee in divenire, dentro un silenzio ci sono riflessioni, contatti e flussi di immagini.
Se per alcuni è difficile vivere il silenzio da eremita, un silenzio leggero e impalpabile vissuto in due, è un'immensa gioia.
Ho visto schiere di coppie sempre esposte, in vista, in gruppo.
Coppie soffocate che relazionavano con altre coppie, che interagivano in continuazione.
Potersi concedere un amplesso di solitudine, un'orgia di silenzi, è un privilegio per pochi.
Innamorati
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Ascoltando:
Genesis, The lamb lies down on Broadway, 1974
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