La pazienza è una dote che non ho sempre avuto.
Una sorta di smania ha accompagnato tutta la mia adolescenza, rendendomi incapace di approfondire qualsiasi argomento.
Per anni ho avuto difficolta' nel rifinire sculture, quadri, concetti e progetti.
Mi ritrovo oggi, complice la deformazione professionale, a dover essere perseverante.
Il processo progettuale e costruttivo necessità di tranquillita' e una infinita calma.
In questo blog, caratterizzato da titoli di canzoni a me care (con spunti d'ascolto degli album che le contengono), spesso ho trattato il tema della velocità.
La rapidità con cui si deve agire nella nostra civiltà contemporanea e' incredibile.
Un minimo errore o esitazione nel decidere, potrebbe determinare un nostro fallimento sociale o lavorativo.
Ogni tanto penso alla mie eta' tanto vituperata, una massa di bamboccioni laureati senza futuro.
Immagino, per contro, i nostri genitori alla nostra età, con problemi per la casa, problemi con i figli, problemi con il salario.
Generazioni di operai divenuti imprenditori.
Forse la fretta che ci circonda influenza le nostre azioni, la nostra incapacità di produrre immagini grandangolari, ci costringe a soffermarci sul dettaglio.
Quando si corre veloci, il campo visivo si riduce notevolmente, ne sanno qualcosa i piloti di automobilismo.
Probabilmente le generazioni che ci hanno preceduto non pensavano di generare il boom economico, ricchezza e prosperita' nel nostro belpaese.
Si erano semplicemente rimboccati le maniche.
Sempre più sovente ci sono persone che rifiutano occupazioni, per via di una lesa dignità economica e sociale.
Vorrei sapere con che dignità rimangono a casa, attoniti, con quel pezzo di carta in mano.
Dobbiamo muoverci, correre, sfrecciare e salire su questa giostra, con la lungimiranza di chi sa che le cose muteranno.
Con l'ignoranza di chi spera che il meglio debba ancora venire.
Mary, mi avevi chiesto i buoni propositi per il nuovo anno.
Aggiungo, oltre allo smettere di fumare, l'intento di avere anche pazienza e continuare a scommettere che le cose possano andare ancora meglio.
Un seme.
In quieto.
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Ascoltando:
Cody ChesnuTT, The headphone masterpiece, 2002
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