In questa esistenza, continuamente costellata da immagini, le quali invadono la vista e i miei pensieri, mi trovo rigettato nel passato.
Tornano alla mente gli obsoleti banchi con il foro per calamaio e la scanalatura per non far rotolare le penne.
Nelle mie retine si formano immagini di piccoli soprusi scolastici, di pesanti scherzi ai docenti.
I miei pomeriggi li passavo all'oratorio, in mezzo a gente più grande di me.
I ricordi sono a tratti confusi, forse perché la densità dell'aria che c'era nella sala dei biliardi, non mi permetteva di vedere già allora chiaramente.
Il decreto sul divieto di fumare sembrava distante anni luce.
Erano tempi in cui noi giovani dodicenni dovevamo abbassare lo sguardo con certe persone.
Una sola occhiata ci avrebbe causato non pochi problemi.
Il motorino di mio fratello, che cavalcavo con fierezza, veniva regolarmente manomesso, anche se in maniera lieve.
Un gioco perverso che ti faceva sempre stare in allerta.
A scuola non era molto diverso, di galli ce n'erano a bizzeffe.
Fortunatamente sono sempre riuscito a tenermi alla larga da risse e pugni, ma pareva di camminare su di un ghiaccio sottilissimo.
I nostri docenti subirono, non necessariamente in quest'ordine: segregazione in aula con un'intera classe di studenti, allagamento di un piano della scuola e danni al vestiario.
I miei compagni di classe non erano proprio miti.
Le immagini che oggi mi ha proposto il telegiornale mi sembrano una versione edulcorata della mia gioventù, quello che chiamano bullismo è semplicemente la vita.
Quando avremo eliminato i bulli di quartiere, spocchiosi ma in fondo più timorosi dei loro oppressi.
Quando avremo cancellato gli insegnanti troppo duri in classe, uomini solidi che a casa non hanno nessuna autorità.
Quando avremo rimosso le angherie dei "nonni" di caserma, maligni in gruppo, ma deboli singolarmente.
Quando avremo depennato nel mondo del lavoro tutti i nostri ingiusti superiori, per noi troppo imbecilli per ricoprire cariche così importanti.
Allora non saremo più niente.
Mi ritengo fortunato ad avere abbassato lo sguardo più di una volta
Essere stato zitto anche quando avevo ragione
Smorzare dentro di me le urla di chi mi inveiva ingiustamente contro.
Questo perché, sono certo che sono le sottili ingiustizie subite durante il nostro tragitto, a prepararci alle enormi ingiustizie che dovremo subire da adulti.
Anche se non condivido spesso ciò che scrive o dice Sgarbi, soprattutto nel campo dell'architettura, penso che l'immagine che ha reso con la frase: "i giovani sono una marea di stronzi, navigano senza sapere dove andare", sia eloquente.
Forse i Cugini Kevin non fanno bene a tutti, ma di certo non possiamo pensare che la bambagia nella quale ci ritroviamo, sia vita.
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Ascoltando:
The Who, Tommy, 1969
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