Partire da un luogo rumoroso, dopo essere passato per ben due feste e finire nel nulla, ha un sapore irreale.
Una notte tra amici.
Tutto scorre nell'abitudine consuetudinaria del divertimento, con il freno sempre sotto il piede.
Non è più il tempo infatti, per me, di viaggiare senza inibizioni.
Poi la proposta di E., Regina del Banale, viaggiare per farci avvolgere dalle stelle.
Partiamo per un luogo appartato, che la campagna veneta sa offrire.
Un contorno industriale, macchinari silenziosi e silos illuminati di luce intensa.
Sono rimasto ammaliato dal tetto che mi veniva offerto, un gratuito spettacolo, che spesso, ahimè, non ho l'umiltà di apprezzare.
L'orizzonte era una nebulosa di color arancio.
Un'occhiata veloce, gelida, abbastanza da ridurre il mio corpo, oggi, ad un brodo primordiale di microbi.
Ne è valsa la pena.
La scorsa settimana, tornando a tarda notte e osservando un orizzonte color cremisi, mi è tornata in mente una notte.
Speciale.
Unica.
Anche quella sera, eri presente, mia eccentrica Regina.
Occasione: il blackout nazionale.
Se quella privazione è stato un pretesto, per molti, di poter sporgere causa contro ignoti;
Se c'è stata rabbia contro il governo, per averci raccontato ancora bugie in un caso surreale;
Io, ricordo quella sera con una vivida lucidità.
Un viaggio in macchina mia nella notte più buia di sempre, un approdo nel piazzale di casa tua.
Noi ricoperti di gioielli persi per sempre.
Non ho occasioni di poter fare molti viaggi.
Trovo che, nella nostra società, tra le diverse forme di inquinamento che ci opprimono, quello che resta in cima alla classifica è quello visivo.
Sarà che è il senso in me più sviluppato, sarà il mio lavoro, sarà che i miei ricordi sono quasi tutti delle immagini...sara...à
Resta il fatto che per me, quell'albero caduto su un traliccio oltre confine, ha ridato gloria alla poesia dell'immagine.
Un cielo stellato, più che mai.
Un tentato furto, di un bacio.
Un bagliore lunare, portato in gloria.
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Ascoltando:
Byrne / Eno, My life in the bush of ghosts, 1981
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