Mi è sempre piaciuto questo brano, ero piccolo e posavo la puntina del giradischi sul consunto vinile di casa.
La voce di Pat Boone risuonava nel soggiorno, cantando un elogio dell’effimero scrivere d’amore.
Le lettere d'amore sentono pesantemente il passare del tempo, degli eventi, fotografano dei momenti sottili come carta velina.
Ne ho scritte poche nella mia vita, ma quelle che ho scritto, erano rigate dalle mie lacrime.
Ultimamente una serie di coincidenze, pesantemente inspiegabili, mi sta facendo riflettere su una storia d'amore del passato.
Carboni diceva che le storie d'amore non finiscono mai.
A volte le canzoni più semplici sono le più efficaci.
C'è una persona a cui ho scritto molto, alcune lettere sono giunte a lei, altre sono rimaste qui, nei cassetti.
Talvolta penso che non ci sia nulla che io faccia, che pensi, ancora oggi, che non abbia traccia di lei.
Non è un pensiero fisso, né un’ossessione.
Sono anni che non la vedo, forse sta tutto qui il desiderio di sentirla, di parlarle.
Quando mi capita di rifletterci, sognante o illuso, segretamente credo che anche lei mi stia pensando.
A breve avrò l'occasione di poterla incontrare senza impedimenti di sorta, senza i rispettivi partners, senza figure del passato che potrebbero trasformare questo incontro in una patetica farsa.
Sono giorni che ragiono, rimugino, rifletto sul da farsi.
Non sto cercando nulla, solo di portare alla realtà una storia che oramai è solo nei ricordi.
La mente a volte fa brutti scherzi.
Comincia a rimescolare le carte, finché non ci si rende più conto se ciò che abbiamo vissuto sia stato reale o è tutto idealizzato.
Ho paura.
Ho paura di incontrarla.
Ho paura di incontrarla, trovarmi di fronte a lei e non avere nulla da dirle.
Si spezzerebbe così tutto ciò che ho religiosamente custodito dentro di me.
Una favola.
In una favola c’è bisogno di fare ordine?
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Ascoltando:
AA.VV., Brooklyn la compilation del ponte, 1985
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